All’indomani della manifestazione del 18 settembre in occasione della Fiera del Levante a Bari, le Regioni si muovono ma il Movimento 5 Stelle non nasconde i propri timori
Al termine della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, tenutasi a Roma lo scorso 11 settembre, i 19 presidenti hanno votato all’unanimità la scelta di ricorrere ad una proposta referendaria per abrogare quelle parti del decreto “Sblocca Italia” che incentivano, centralizzandole, le attività di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi.
Il testo uscito dalla conferenza dovrà essere presentato identico in tutte le Regioni e, se approvato da almeno cinque consigli Regionali entro il 30 settembre, porterà all’indizione del referendum nel 2016.
I quesiti concordati prevedono il blocco delle nuove autorizzazioni (fatti salvi i titoli già acquisiti, rilasciati o prossimi al rilascio, cioè nella fase conclusiva), la creazione di un’uniformità nelle procedure per le concessioni in mare e sulla terraferma e il ritorno, in ambito di competenza regionale, delle scelte di valutazione e di concessione sui temi relativi a ricerca, prospezione e coltivazioni di idrocarburi.
Tra i primi Consigli regionali ad essersi attivati per la votazione del Referendum c’è il Veneto che ha approvato due deliberazioni all’unanimità e che settimana prossima le calendarizzerà nei lavori dell’Aula.
Anche la Regione Marche sembra muoversi con determinazione verso l’approvazione della richiesta di Referendum, nonostante l’arrivo di nuove trivelle di fronte alle coste di Ancona proprio qualche settimana fa. Il Presidente del Consiglio regionale, Antonio Mastrovincenzo afferma che «Sono state presentate alla Commissione Ambiente le proposte di deliberazione relative alla richiesta di referendum abrogativo ed è prevista la discussione in aula il 22 settembre». Anche Puglia e Basilicata porteranno in Consiglio le delibere il 22 settembre.
La prossima settimana sarà quindi molto delicata per la questione referendaria e, in tal senso, assume un valore ancora più decisivo la manifestazione che si terrà domani, 18 settembre, a Bari e indetta dal Comitato Nazionale di Coordinamento NoTriv.
Dal fronte politico nazionale, il Movimento 5 Stelle chiede che venga posta particolare attenzione nel tutelare l’iter burocratico e informativo, perché questo referendum vada in porto e raggiunga gli obiettivi di tutela che si prefigge. Il timore dei pentastellati è infatti che in poco tempo non si riesca a coinvolgere, come si dovrebbe, l’intera popolazione e quindi non si raggiunga il quorum. «Se si approva un referendum entro il 30 Settembre – afferma Patrizia Terzoni, Deputata alla Camera del M5S – significa indire il referendum già per la prossima primavera e quindi portare al voto 26 milioni di cittadini in pochi mesi, senza una campagna informativa adeguata su un tema ancora poco sentito dall’intera popolazione nazioanle».
L'articolo Trivelle in Adriatico: i sì delle Regioni e i timori del M5S sembra essere il primo su BioEcoGeo.