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Ordigni bellici nell’Adriatico: raddoppiano i rischi in ottica trivellazioni

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Nel Mar Adriatico, al largo delle coste di Ancona, un peschereccio ha ritrovato un ordigno bellico risalente alla seconda guerra mondiale. Dato l’allarme, la Marina militare di Ancona, coadiuvata dalla locale capitaneria di porto, ha fatto brillare il residuo mettendo in sicurezza l’area circostante il ritrovamento e la situazione è rientrato nel giro di poco tempo.
Tutto nella norma. Non è la prima volta che sul nostro territorio vengono ritrovati ordigni bellici anche di vecchia data. E il Mar Adriatico chissà quanti ne nasconde ancora, dato che le sue coste hanno visto anche un’altra guerra molto più recente (Balcani, anni 90). Legambiente nel febbraio del 2012 ha stilato un rapporto sulle armi chimiche ancora presenti sul nostro territorio che parla di: “oltre 30mila ordigni inabissati nel sud del Mare Adriatico, di cui 10mila solo nel porto di Molfetta e di fronte Torre Gavetone, a nord di Bari. Ben 13mila i proiettili e 438 i barili contenenti iprite, un pericoloso liquido irritante, e diversi ordigni chimici contenenti iprite, lewisite (liquidi irritanti) e fosgene (gas asfissiante) nel meraviglioso golfo di Napoli. Sono 300 le bombe all’iprite e 84 le tonnellate di testate all’arsenico nel mare antistante Pesaro”.
Niente di nuovo quindi. lo abbiamo sempre saputo. Ma ora la storia è differente.
Con il rilascio da parte del Governo di innumerevoli autorizzazioni per le prospezioni di ricerca di idrocarburi nei nostri mari, la situazione si fa realmente pericolosa. Aggravata oltretutto dall’utilizzo della dell’Air Gun che è già controversa e pericolosa di suo (può causare danni incalcolabili a fauna ittica e fondali marini), figuriamoci alla presenza di materiale bellico.
A sollevare la questione in Parlamento è stata Patrizia Terzoni, Deputata del Movimento 5 Stelle,  che ha depositato un’interrogazione in cui ha chiesto al Ministero dell’Ambiente se l’eventualità dell’incontro di ordigni bellici fosse stata presa in considerazione prima di dare il via libera alle prospezioni e se ci sia l’intenzione di procedere alla bonifica delle aree oggetto di ricerca di idrocarburi».

Ora attendiamo risposta.

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